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  • Il "welcome" dell'Hudhu Raakani
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Maldive zaino in spalla: un paradiso inedito

Le Maldive non sono solo resort extra lusso esclusivi, costosissimi ed in fondo uguali a quelli di tante altre destinazioni da sogno. Le Maldive possono essere vissute con prezzi più abbordabili e con un contatto diretto con la gente, le tradizioni, i profumi ed i sapori del posto. Pur preservando il motivo che spinge tutti ad andarci: bianche spiagge deserte e mare da sogno.

Da meno di dieci anni sono anche una destinazione di viaggio per chi scoprire lo stile di vita maldiviano, svegliarsi col richiamo alla preghiera dei muezzin, giocare a pallavolo con i ragazzi del posto e fare la spesa nell’emporio dell’angolo. Il Governo (lungimirante) ha, infatti, liberalizzato l’apertura di piccole guesthouse nelle isole abitate (i resort sorgono invece solitamente su isole di proprietà della catena alberghiera), a patto che la proprietà resti un’esclusiva dei cittadini maldiviani. Molti stranieri, quindi, hanno deciso di investire. Ne è venuto fuori un mix vincente: gusto e standard europei e gestione maldiviana attenta e appassionata, spesso impreziosita da decenni di esperienza professionale nei resort.

Scegliere le Maldive delle isole abitate significa però accettare anche qualche compromesso. Le donne devono preferibilmente tenere coperte spalle e ginocchia e possono stare in bikini solo nelle spiagge riservate ai non musulmani (oltre che in barca, nelle isole disabitate e sulle lingue di sabbia). Si deve rinunciare a carne di maiale ed bevande alcoliche (birra inclusa) e fare i conti con una coscienza dell’ambiente ancora immatura (troppo spesso i rifiuti in plastica finiscono a poca distanza dal mare cristallino).

A fronte di qualche compromesso, la serena umanità maldiviana, semplice e dignitosa, vi regalerà un viaggio, non una semplice vacanza. La giornata comincia alle prime luci dell’alba: le botteghe alla strada lasciano intravedere l’operosità di falegnami, sarti, fabbri. I più anziani chiacchierano sulle amate “joli”, sedie fatte con reti e strutture in ferro o in legno ad ogni angolo di strada. Altri tagliano le noci di areca in dischi sottili all’ombra. Le donne accompagnano a scuola bambini profumati e pettinati. Nelle loro divise candide, educati e silenziosi, recitano un verso del Corano ed issano la bandiera, in una cerimonia che si ripete ogni giorno. Mentre i bimbi seguono le lezioni, le mamme spazzano il tratto di strada di fronte casa, piegate su stesse, con foglie secche di palma. Non c’è bisogno di curiosare per capire in quanti ci abitano: basta contare le infradito (di ogni misura e colore) che vengono lasciate sull’uscio per non portare sabbia all’interno.

Il nostro viaggio è cominciato a Thinadoo, a sud dell’atollo di Vaavu/Felidhoo (90 minuti/70 km di motoscafo dalla capitale Malè, dove siamo atterrati). È un’isola di pescatori, dove vivono una quarantina di maldiviani, e dove potrete trovare solo un negozio di alimentari e souvenir. Al di fuori del piccolo villaggio, l’isola è coperta da vegetazione equatoriale di palme, mangrovie, banyan tree e yucca, ed è circondata da una grande spiaggia di fine sabbia bianca protetta dalla barriera corallina.

Qui abbiamo soggiornato presso l’Hudhu Raakani (“conchiglia bianca” in dhivehi), una bella guesthouse di 5 stanze con gestione italo-maldiviana, a 20 metri da una splendida spiaggia riservata agli ospiti. I pranzi e le cene, con piatti sempre vari e di prima qualità, vengono serviti in un gazebo di legno sotto le palme, a pochi passi da paguri e coralli. Una volta alla settimana, sculture di sabbia e cena a lume di candela, con decorazioni floreali e tavoli a riva. Poi bodu beru, musica tradizionale tamburi e voce, fino a notte fonda. Ogni giorno, un’avventura diversa a bordo del dhoni (imbarcazione tipica).

Quella che abbiamo preferito è stata certamente l’escursione a Vashu Ghiri. Immaginate un fazzoletto di sabbia bianca, un mare cristallino che degrada fino al reef, altalene di corda e legno e decine di uccellini che trovano fresco e riposo all’ombra di palme, mangrovie e capanne in paglia. Uno dei luoghi più belli ed incontaminati dell’atollo, dove, su richiesta, potrete addormentarvi guardando le stelle e svegliarvi alle prime luci dell’alba. Una magia che da sola vale tutto il viaggio. Per info: www.wafirmaldives.com

A mezz’ora di traghetto, sempre nello stesso atollo, c’è Keyodhoo, un’isola ben più popolosa ed estesa (7 ettari ed 800 abitanti). Lo si capisce fin dall’arrivo al porticciolo, pieno di vita a qualsiasi ora, anche grazie ad un piccolo cafè con musica di sottofondo fino a sera. Una sorta di “Bodeguita del medio” maldiviana. In questa piccola comunità autosufficiente, si trovano una moschea, una scuola materna e una scuola superiore, un’infermeria, negozi di alimentari e di souvenir, ed una spiaggia a disposizione dei turisti.

E' proprio sui variopinti dhoni attraccati al molo che si affaccia il Jupiter Sunrise Lodge, con 11 stanze ed una nuova SPA. Gestito da maldiviani e tedeschi, è particolarmente adatto a chi ama la pesca. Vengono infatti organizzate escursioni in barca e nel “dhoni sottomarino”, oltre che uscite verso lingue di sabbia ed isole disabitate. Qui potrete cimentarvi nello snorkeling per avvistare mante e tartarughe, come quella con la quale abbiamo nuotato nel reef dell’isola di Ambara. In questo paradiso di sabbia abbagliante, abbiamo assaggiato squisitezze maldiviane come “petties” (panzerottini di patate, cipolla e pesce), “riha folli” (involtini piccanti) e “mas huni” (tonno, cipolla, cocco e peperoncino grattugiati), da accompagnare con il “roshi”, pane non lievitato. Per info: www.jupiter-sunrise-lodge.com

Le Maldive, in qualsiasi modo si decida di viverle, lasciano il segno. Chi sceglie le isole abitate, tuttavia, oltre all’insuperabile mare, potrà scoprirne un mondo che, agli occhi dei vacanzieri da resort, è più sommerso degli abissi oceanici.

Le Maldive, in qualsiasi modo si decida di viverle, lasciano il segno. Chi sceglie le isole abitate, tuttavia, oltre all’insuperabile mare, potrà scoprirne un mondo che, agli occhi dei vacanzieri da resort, è più sommerso degli abissi oceanici.

La capitale Malè

Che sia all’inizio o alla fine della vacanza, vale la pena visitare Malè, capitale maldiviana, dove ha sede l’aeroporto internazionale. Caotica e brulicante di scooter ed auto, si sviluppa intorno alla cupola dorata della più grande moschea del Paese (visitabile al di fuori delle cinque preghiere giornaliere) che domina lo skyline e svetta tra i grattacieli colorati. A poca distanza, anche quella più antica (1656). Sul mare, il suggestivo monumento al tetrapode, riproduzione gigante dei frangi flutto che impedirono allo tsunami di distruggere la città. La parte che ci piace di più è certamente quella dei mercati. Da una parte quello della frutta: banane, cocchi, foglie di betel da masticare con fiori di garofano e noce di areca per rinfrescare l’alito. Dall’altra, quello del pesce. Se resistete all’odore intenso, avrete una panoramica privilegiata sulla principale attività economica (col turismo): la pesca. Per una sosta vi consigliamo il Seagull Cafè (Fareedhee Magu): ottime brioche e squisiti gelati in questo caffè con terrazza angolare attraversata dal tronco di un enorme albero.


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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