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  • Genova dal tetto di Palazzo Rosso
  • Gian Pietro al balcone della Casa sui Tetti
  • Focaccia e brioche a colazione nella Casa sui Tetti
  • Caffè alla moka e vista mozzafiato alla Casa sui Tetti
  • Corrado dell'Hostaria I Maneggi
  • I menù a penna dell'Hostaria I Maneggi
  • A cena con Corto Maltese e Gilberto Govi all'Hostaria I Maneggi
  • Essential chic al ristorante Voltalacarta
  • Pasteggiando con il rossese al ristorante Voltalacarta
  • Genova dalle panchine di Castelletto
  • La tradizione campano-ligure al ristorante Piedigrotta
  • Il giardino di inverno del ristorante Piedigrotta
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Genova, patria di navigatori e banchieri (ma davanti alla focaccia non c’è differenza)

Non si diventa Repubblica Marinara per caso. A Genova non c’è famiglia dove non ci sia un uomo di mare, per passione o per lavoro. I venti ed il meteo (tema cruciale per una città dove le piogge si trasformano troppo spesso in drammatiche alluvioni) si calcolano in base alle loro ripercussioni sul mare. Il rapporto del capoluogo ligure con quest’ultimo è viscerale. Non è un caso che il più celebre architetto italiano dei nostri giorni, Renzo Piano, genovese doc, abbia cominciato la profonda opera di rinnovamento urbanistico proprio dal porto in occasione del 500enario della scoperta dell’America ad opera del concittadino Cristoforo Colombo (1492 – ciò che resta della sua casa è in piazza Dante). Sono opere sue il grande Bigo di otto tiranti (uno regge un ascensore panoramico) e la sfera in metallo e vetro (20 mt) che sembra galleggiare e che ospita un ecosistema composto da piante, uccelli e tartarughe.

Nel 1992 è stato inaugurato anche l’Acquario, il più grande d’Italia ed il secondo d’Europa dopo quello di Valencia. I suoi quasi 10mila mq si estendono nel porto cittadino e le vasche a cielo aperto hanno spesso fianchi di vetro che consentono una doppia prospettiva sulle tantissime specie di animali (squali, delfini, tartarughe, razze, meduse, etc). Visitarlo nel weekend, quando bambini e genitori si accalcano rumorosi sui vetri, può essere un’impresa. Meglio in settimana, quando anche gli animali sono più rilassati. I 22 anni di attività conferiscono all’Acquario un’atmosfera familiare (www.acquariodigenova.it). Molto amato dai bambini anche il vicino vascello (realmente navigante) costruito per il film “Pirati” di Roman Polanski.

L’antico quartiere portuale è diventato luogo di incontro grazie ai tanti ristoranti e cafè (oltre ad un multi cinema) ricavati nelle strutture riqualificate. Praticamente una città nella città. A dominarla, la celebre Lanterna, antico faro alto 117 mt e visibile da oltre 30 km, che dà il nome anche al sentitissimo derby tra i due club cittadini: il Genoa (il più antico d’Italia) e la Sampdoria.

Proprio grazie al restyling urbanistico del 1992 e del 2001 (che è valso a Genova il riconoscimento di Capitale Europea della Cultura nel 2004) molte zone sono finalmente diventate pedonali, a beneficio dei genovesi (oltre che dei turisti) che le attraversano quotidianamente. Perché, nonostante la sobria eleganza che molti paragonano all’english style, sono tutt’altro che rassegnati. Basti pensare che in antichità, pur di insediarsi in quella zona, hanno pazientemente realizzato tutte le zone pianeggianti della città. Con i suoi monti affacciati sul golfo, Genova ne era completamente priva. Una di queste è piazza Caricamento. Qui fu costruito in pietra grigia di promontorio (l’unica estraibile in zona) e poi decorato con il trompe l’oeil, il palazzo del Banco di San Giorgio, saccheggiato da Napoleone per fondare la banca di Francia. In effetti, così esposto al mare, era facilmente espugnabile dai nemici. Per questo fu poi trasferito nel maestoso Palazzo Ducale, dove fino all’8 febbraio 2015 si può visitare la bella mostra della grande coppia di artisti messicani del XX secolo: Frida Kahlo e Diego Rivera (www.fridakahlogenova.it)

Lasciandosi alle spalle il mare, ci si immerge nel centro storico più densamente popolato d’Europa. Anche i vicoli stretti e bui (detti caruggi), ambientazione perfetta di tante leggende sui fantasmi, sarebbero stati più ariosi se i tanti portici medievali non fossero stati murati per ricavarne negozi e botteghe. Di necessità, virtù, vista la scarsità di spazi. Qualche traccia è ancora visibile, tuttavia, sulle facciate delle case-torre (costruite progressivamente aggiungendo piani) di piazza delle Cinque Lampade (oggi ne resta solo una). Sempre qui, ad angolo, uno dei più tipici pastifici del quartiere: i clienti scelgono il tipo di pasta artigianale ed il condimento. La cottura è al momento. L’esperienza gastronomica economica, spartana e gustosa.

Più che per l’avarizia, i genovesi dovrebbero essere famosi per l’oculatezza strategica. Basti pensare alla chiesa di San Pietro in Banchi (per via del mercato di fronte): l’ingresso è in cima ad una scalinata e tutti i locali al livello della strada, ricavati negli antichi portici, sono adibiti ad attività commerciali con i cui fitti è stata finanziata la costruzione della chiesa stessa.

Su tutti veglia la Madonna, nominata Regina di Genova (nonostante sia sempre stata una Repubblica) per costringere tutti i reali ed i Capi di Stato a rispettarla. Escamotage che non ha funzionato, però, durante la seconda guerra mondiale, quando, trasformato il porto in base navale tedesca e le aziende siderurgiche in fabbriche d’armi, Genova fu profondamente danneggiata dalla contraerei inglese. Prova ne è la bomba che nel 1941 squarciò un muro della cattedrale di San Lorenzo (1522) e miracolosamente rimase inesplosa. I 400 anni che ci vollero per costruirla, riflessi nei tanti stili (romanico, gotico, barocco, rinascimentale, etc.), non furono vani. A portarle fortuna, si dice, il minuscolo cagnolino in pietra scolpito a destra della facciata, in memoria del fedele amico dell’architetto.

Uno degli angoli medievali meglio conservati di Genova è certamente piazza San Matteo. Si affaccia qui l’abbazia di una delle quattro famiglie storiche genovesi: i Doria, le cui gesta sono esaltate nelle strisce di marmo bianco della facciata, alternate a quelle di pietra grigia. E’ qui sepolto l’ammiraglio e “padre della Patria” Andrea Doria. Proprio accanto, il palazzo di Branca Doria, che negò ospitalità al poeta Dante, il quale si vendicò menzionandolo nella Divina Commedia, nel girone dell’Inferno dove sono puniti i traditori degli ospiti.

Nella vicina via Casana e dintorni, un fiorire di bellissimi portali di palazzi nobiliari e di botteghe storiche: dall’antica tripperia rivestita con piastrelle bianche, alla polleria dirimpettaia del negozio di presepi artigianali, dall’antico forno alla gastronomia di terza generazione ed al caffè di emigranti svizzeri che invece di salpare, finirono col trasferirsi a Genova.

Una città così visceralmente legata al mare non poteva che avere acqua anche nella centralissima piazza De Ferraris, attorno alla cui fontana si affacciano, oltre a Palazzo Ducale, anche l’elegante Borsa (ora palazzo delle Poste), la chiesa del Gesù (che custodisce due meravigliosi dipinti di Rubens) e la Regione Liguria (prima sede della compagnia navale che gestiva in esclusiva i traghetti per le Americhe). In questo spazio che non dorme mai, è facile capire quanto sia vero che Genova è la città con il più alto numero di motocicli procapite: sono parcheggiati ovunque, come a Bologna le biciclette.

La ricchezza di una città di banchieri ed armatori come Genova trova il suo acmè nei 250 metri di via Garibaldi. Percorrerla una volta non basta per cogliere tutti i dettagli sfarzosi dei tanti palazzi, alcuni ancora residenze private, dichiarati Patrimonio dell’Unesco nel 2006. Complessivamente vengono definiti Palazzi dei Rolli, perché inseriti nelle liste (dette rolli, appunto) delle dimore delle nobili famiglie che ambivano a ospitare le alte personalità in visita a Genova. Dalle finestre si intravedono affreschi, lampadari di cristallo, tessuti pregiati. Lasciatevi trascinare dalla curiosità ed entrate, per esempio, in Palazzo Rosso. Salite con l’ascensore fino all’attico e poi con la scala fino in cima al tetto: la vista su tutta Genova è davvero mozzafiato. Visitate lo splendido giardino a terrazzamenti di Palazzo Lomellino: anche la scelta dei fiori (glicine, agapanto, pitosforo, camelia, etc.) è coerente con il bianco-celeste della lussuosa ed elegante facciata decorata a bassorilievi e trompe l’oeil.

Per tornare ad una dimensione più modesta ma certamente autentica ed accogliente, andate a mangiare un gelato (dicono siano i migliori della città) nei vicoletti del rione Boccadasse o dinanzi alle barchette in legno ormeggiate nel porticciolo antico. La ricchezza della Genova del Seicento è lontana solo un quarto d’ora da questo paradiso preludio di atmosfere da riviera. Se vi appassionano i panorami dall’alto, le panchine all’ombra di alberi a fronda larga, le stradine lastricate e l’aspetto di paesino di montagna, raggiungete in collina il quartiere di Castelletto. Lo spettacolo dei giardini pensili sui tetti della città è davvero sorprendente.

Il cupolone della basilica di Santa Maria Assunta di Carignano da un lato ed il mare dall’altro: è lo splendido panorama dal terrazzo del b&b La casa sui tetti (www.lacasasuitetti.it). Lasciatevi coccolare e consigliare da Gian Pietro, orgoglioso cultore di Genova, che vi accoglierà nella sua bella casa in cima ad un palazzo signorile a 10 minuti da piazza De Ferraris. Focaccia genovese, caffè alla moka, cornetti, brioche: la colazione sarà un gustoso momento di relax in cui scambiare due chiacchiere con lui e con gli altri ospiti dinanzi ad una bellissima vista. Per vivere un’esperienza davvero indimenticabili lasciatevi portare da Gian Pietro alle Cinque Terre ed a Portofino con la sua barca o tra gli ulivi della villa di famiglia a Moneglia.

A un km dal b&b, un luogo di culto per gli amanti di Hugo Pratt e Gilberto Govi: Hostaria I Maneggi (www.hostariaimaneggi.it). In questa latteria con cucina e menù scritti a penna, nacquero le prime storie del marinaio avventuriero Corto Maltese. Sulle pareti i suoi disegni si alternano a ritratti di Govi, fondatore del teatro dialettale genovese. Corrado, carismatico padrone di casa dalla 40ennale esperienza, con la moglie Loredana, nella piccola cucina, prepara al momento delizie della tradizione, come ravioli alla crema di pinoli, trofiette al pesto o alla maggiorana, oltre che dolci strepitosi come “delizia al basilico”, “tiramisù…su” con zabaione e marsala e “penitenza” con crema di ricotta avvolta in crema di cacao e cocco. Un artista dei sapori.

Omaggio ad un altro celebre genovese, il cantautore Fabrizio De Andrè, è il piccolo ristorante Voltalacarta (www.voltalacartagenova.it) magistralmente gestito da Stefania e Maurizio. Trentacinque coperti in un ambiente intimo, illuminato da lampade gialle a contrasto con mattonelle verde acqua. Si comincia con una varietà di pane, brioche, focacce, tutto fatto in casa. Si passa a calamari su crema di fave, timo e zenzero, capesante con bacon e crostini e strudel di orata con verdure. Il tutto innaffiato da un vino rossese di DolceAcqua (Albenga). L’esperienza sposa la creatività di nicchia.

Non lasciatevi trarre in inganno dal nome: al ristorante Piedigrotta (www.ristorantepiedigrotta.com), il meglio della tradizione gastronomica campana è perfettamente integrato con quella genovese. Proprio come la famiglia Vaccaro, originaria della costiera amalfitana, ma da 40 anni nel capoluogo ligure. Porzioni abbondanti (di sera anche pizza), servizio professionale (a cominciare dal bravo Luca) ed ingredienti di ottima qualità: ecco perché è così amato dai genovesi. Non c’è rischio di aspettare o necessità di prenotare: i coperti sono molti e la cucina chiude tardi.

Ritmi più rilassati, dunque, come in ogni città di mare che si rispetti. Costume sotto la cravatta, focaccia in borsa, crema solare ed asciugamano nel bauletto dello scooter. Perché a una pausa pranzo di sole e salsedine i genovesi non rinunciano nemmeno in inverno.

Info: www.visitgenoa.it


Testi  Maristella Mantuano

Foto  V. Liotine




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