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I misteri del quartiere Coppedè Roma come non l'avete mai vista

Dei tanti luoghi magici che rendono Roma la città più straordinaria del mondo, ce n’è uno dove è un piacere tornare e che non tutti gli habitué della capitale, incredibilmente, conoscono: il quartiere Coppedè. In realtà ricade in quello denominato “Trieste”. Sta di fatto che Gino Coppedè, l’architetto che ha disegnato negli anni ’20 con uno stile unico i 18 palazzi ed i 27 edifici tra palazzine e villini intorno a piazza Mincio, l’ha sempre definito un quartiere a parte.

Il lampadario in ferro battuto che si trova sotto l’arco tra i Palazzi degli Ambasciatori, decorato in modo asimmetrico, è il punto di partenza di un viaggio iniziatico all’interno di un luogo che sembra lontano anni luce dal traffico della capitale. Un luogo nel quale il silenzio lascia spazio al cinguettio degli uccellini svolazzanti tra edifici dallo stile Liberty mescolato ad altri del passato con un risultato davvero inedito.

Cuore pulsante, la Fontana delle Rane (1924) ripresa in gran parte dei film qui girati da Dario Argento, Carlo Vanzina, Richard Donner e Francesco Barilli. Popolata da 12 rane in marmo, questa imponente fontana è passata alla storia per il bagno che vi fecero i mitici Beatles dopo un concerto tenuto nel vicino Piper Club nel 1965. Della Un luogo cult per gli amanti della movida e della musica. Basti pensare che qui ha mosso i suoi primi passi nel mondo della musica la cantante Patty Pravo che ne diventò in poco tempo la padrona di casa.

Iconica, anche la Palazzina del Ragno, il cui nome deriva dal grande ragno sulla facciata realizzata in uno stile che ricorda quello assiro-babilonese. Impossibile non riconoscerlo anche a distanza, grazie alla torretta che svetta sulla loggia monumentale e sul dipinto a carattere mitologico. Interessante anche il Villino delle Fate: struttura asimmetrica realizzata con un inedito mix di materiali (marmo, laterizio, travertino, terracotta e vetro), e decorazioni variegate di animali, immagini idilliache, meridiane ed orologi.

Negli splendidi palazzi, circondati da cortili fioriti e facciate ricoperte di rampicanti, anche gli interni sono stati disegnati in modo lussuoso ed accurato (mosaici nei bagni, soffitti a cassettoni, caldaie in rame, cucine con lavatoi in marmo, etc). Un tempo residenze di ricche famiglie romane, adesso ospitano appartamenti privati, uffici e ambasciate. Da notare anche la sontuosa dimora del compianto tenore Beniamino Gigli in via Serchio ed il palazzo medievaleggiante del liceo scientifico “Amedeo Avogadro”.

Ogni angolo del quartiere Coppedè è un richiamo illustre a città come Firenze, Venezia e Roma, ed allo stesso tempo un esercizio di stile con decori metaforici (api, ragni, putti, falchi, segni zodiacali, albero della vita, etc). Si dice, infatti, che l’architetto Coppedè fosse un massone e che avrebbe disseminato il quartiere di simboli esoterici. Misteriosa anche la sua scomparsa, nel 1927, a seguito della quale i lavori del quartiere rimasero incompiuti, per poi essere conclusi dall’architetto Paolo Emilio André.

Quest’oasi d’arte unica nel suo genere, si estende da piazza Buenos Aires (che i romani conoscono meglio come piazza Quadrata, per via della sua forma) a via Tagliamento. Questa famosa piazza segna anche il confine tra il lussuoso quartiere residenziale dei Parioli, e la zona universitaria, più spartana e popolosa. Vale la pena andarci per visitare la bella chiesa di Santa Maria Addolorata, meglio conosciuta come chiesa argentina (d’altronde, in piazza Buenos Aires, non potrebbe essere altrimenti). Costruita grazie alle donazioni dei vescovi argentini, è la prima chiesa nazionale sudamericana a Roma. La prima pietra fu posta il 9 luglio 1910, data cruciale nella storia argentina perché centenario dell'indipendenza. In stile neopaleocristiano, la facciata è caratterizzata da un grande mosaico con l’agnello, simbolo di Cristo, affiancato dai simboli dei quattro evangelisti. Sotto, dodici pecore raffiguranti gli altrettanti apostoli con immagini di flora e fauna tipiche sudamericane. Internamente, la chiesa, con pianta a tre navate, conserva un organo a canne del 1920 e, nella cappella a sinistra dell'ingresso, l'immagine di Nostra Signora di Luján, patrona dell'Argentina, e le bandiere delle sue 24 province.

In piazza Buenos Aires, in corrispondenza con la fine di Viale Regina Margherita, si può gustare il Lemoncocco, bevanda fredda a base di cocco, limone e di cremolato gelato. Il chiosco è diventato negli anni “un’istituzione” della zona.

Per il soggiorno, ecco due indirizzi da non perdere nel quartiere Coppedè. La Guest House Maison Chirò offre cinque camere arredate con eleganza in un bel palazzo di inizio secolo scorso, circondato dal silenzio di un giardino fiorito. Piene di charme anche le Bea Suites in un edificio in stile Umbertino, a due passi da piazza Mincio. Recentemente ristrutturate, le camere conservano splendidi elementi storici come pavimenti a mosaico, porte intarsiate e alti soffitti con cornici.

Se invece viaggiate in camper vi consigliamo l’area sosta LGP Roma. Accanto al parco di Centocelle ed a 10 minuti dall’uscita 18 del GRA, è collegata (sia di giorno che di notte) con la stazione Termini, da dove si può raggiungere qualsiasi altra zona della città. Non ci si può sbagliare, sulla piantina in distribuzione all’ingresso sono segnati tutti i mezzi che servono la fermata di fronte e le fasce orarie in cui funzionano. Nonostante sia un’area sosta enorme, nessun problema di orientamento. Quando farete il check in vi sarà data una piantina con il percorso da seguire per arrivare alla piazzola assegnatavi (tutte e 200 sono illuminate e servite da elettricità).

Brecciolino sulle vie carrabili fiancheggiate da alberi e siepi, prato raso sulle piazzole e cicale dal tramonto. Tutto sembra tranne che di stare in città. Un’area sosta davvero comoda, piacevole e pensata per il confort dei viaggiatori. Non risulta strano che anche gli esigenti camperisti francesi l’abbiano premiata. Promossa a pieni voti anche da noi.

Se siete a Roma con figli o nipoti, ecco due tappe obbligatorie.

Cominciamo con Explora, il museo dei bambini di Roma, il primo Children’s Museum privato non profit italiano, su un’area di 8mila mq, un tempo deposito tranviario. Tra Villa Borghese e Piazza del Popolo, qui i bimbi hanno la possibilità di cimentarsi in giochi fuori dal comune, prove di abilità, attrazioni che stimolano la curiosità e la conoscenza. La visita dura solo un paio di ore ma per provare tutto bisogna tornarci. La locomotiva di un treno, il camion dei pompieri e la cassa di un supermercato per cimentarsi in “cose da grandi”, ma anche attrazioni per testare la forza del vento, per prove di squadra, giochi d’acqua, percorso tattile, pesi e misure, orto botanico, cucina, pesca e mobilità sostenibile, riciclo plastica e tanto altro. Mentre gli over 3 scoprono il museo o partecipano ai laboratori in programma (diversificati per bimbi dai 3 ai 6 anni e dai 6 in sù), i fratellini più piccoli giocano in un’area protetta e colorata con elementi ludici e stimolanti (buche, tane e tunnel) studiati appositamente per la fascia d’età 0-3.

Nella zona nord di Villa Borghese, su ben 112 ettari, sorge il Bio Parco, altro luogo “children friendly”. Non stupitevi se per i romani resta “lo zoo”: oltre 100 anni di storia sono davvero tanti. Inaugurato nel 1911, era uno dei più avveniristici d’Europa, costruito con fossati al posto delle sbarre. La visita è un’immersione nella natura. A bordo del Bioparco Express potrete avere una panoramica dei luoghi più suggestivi e fare contenti i più piccoli, anche se il modo migliore per visitare il parco resta aggirarsi liberamente. Ciò che ci ha piacevolmente sorpreso è stato percepire l’impegno per la conservazione delle specie in via di estinzione. Un impegno che si traduce nella partecipazione a vari programmi di tutela e progetti di riproduzione in cattività.


Testi  Maristella Mantuano




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