Ma torniamo a Cadaquès. Rispetto alle altre località balneari della Catalogna, conserva un fascino autentico e si è ben preservata dalla cementificazione immobiliare. Merito anche del fatto che fino agli anni Cinquanta, era raggiungibile solo via mare, e che l’accesso al mare ancora adesso non è facilissimo. Partendo dal porticciolo e da uno delle piazzette in riva al mare, inerpicatevi in cima al centro storico attraverso il dedalo di stradine lastricate. Arriverete alla chiesa di Santa Maria in stile tardo gotico, aperta di rado. Cercate di non rifare sempre lo stesso percorso (anche a costo di perdervi): ogni angolo di questo splendido paesino racchiude scorci, porte, balconi da fotografare, oltre ad angoli fioriti e gatti sonnecchiosi che vi rimarranno impressi. Tanto quanto lo shopping nelle deliziose boutique e botteghe con abbigliamento ed oggetti di arredamento dal gusto estivo e marinaro.
Se siete automuniti, attraversate il selvaggio ed a tratti lunare parco naturale di Cap de Creus, tuffatevi nelle acque di qualche caletta isolata e spingetevi fino al faro, considerato dagli abitanti della zona il Finis Terrae. Con i capelli baciati dal vento, rigeneratevi con una bella bevanda fresca in uno dei due bar a strapiombo sulle rocce. Spettacolo che cambia radicalmente se si sceglie un’escursione via mare, magari proprio con la piccola barca da pesca che usavano Dalì e la sua Gala. In entrambi i casi, davvero suggestivo. Per gli amanti dei panorami, bello anche il monastero di Sant Pere de Rodes a Port de la Selva con una vista mozzafiato sulla baia di Llançà. Iniziato a costruire nell’878, accolse le reliquie di San Pietro messe in salvo da alcuni monaci alle orde dei barbari a Roma.
Girare in città in auto è molto difficile (tra divieti di accesso e strade pedonali). Meglio parcheggiare gratis in periferia (considerato che si tratta di piccoli paesi, la passeggiata sarà di massimo un quarto d’ora) o in uno dei parcheggi a pagamento a ridosso del centro. In entrambi i casi occhio ai segnali: i vigili qui non perdonano.
Sulle colline di Cadaquès, esiste un luogo che difficilmente dimenticherete: Sa Perafita– Cellar Martin Faixo. Immerso in 111 ettari di vigne e oliveti, a 300 mt sul livello del mare, sorge una bella struttura del 1300 dove ogni anno si producono 4/5mila litri di olio e 30/50mila di vino rosso, bianco, rosato ed una variante dello champagne. Le 11 camere sono spaziose e luminose, arredate con gusto, climatizzate con soggiorno, TV a schermo piatto, doccia idromassaggio e bollitore, ma soprattutto affacciate sul verde lussereggiante dell’Empordà ed avvolte dal silenzio rotto solo dal vento e dal verso degli uccelli. La colazione, ricca e con prodotti a km zero, in estate è servita sul prato. Potrete andarci anche solo per la degustazione enogastronomica con i vini di produzione propria e mette a disposizione anche un servizio massaggi.
A seconda della sponda del paese nella quale vi ritroverete nella vostra passeggiata, ecco due indirizzi dove mangiare senza farsi spennare. In una stradina che si affaccia su carrer Amargura, La Cala d’Or, un’osteria a gestione familiare, spartana ed economica. Accomodatevi sul terrazzino ed assaggiate la gustosa ed abbondante paella. Se invece siete dall’altro lato, in Riba Pitxot, sedetevi sui mini tavolini de L’Estable, tempio delle tapas vista mare. Qui abbiamo mangiato le migliori crocchette di melanzane e formaggio di capra.
Se vi va di allontanarvi da Cadaquès per qualche ora, vi consigliamo 18 km a Nord il monastero di Sant Pere de Rodes. I più atletici potranno inerpicarsi a piedi per il ripido sentiero che conduce fino in cima alla collina, tra ginestre profumate e scorci blu mediterraneo sulla baia di Llancà (circa un’ora e mezza in salita e qualcosa in meno per la discesa). Per tutti gli altri, va bene anche l’auto, ma dovranno lasciarla fuori dal borgo storico. Un luogo ricco di fascino, silenzioso e verde, dove non c’è dubbio che i monaci benedettini avessero la giusta concentrazione. Si dice l’abbiano fondata per conservarvi alcune reliquie di San Pietro e altri santi per sfuggire alle orde barbariche in corso a Roma, e che sarebbero poi stati autorizzati da Papa Bonifacio IV alla costruzione del monastero. Divenne poi un centro di pellegrinaggio: vi si celebravano i giubilei con remissione dei peccati fino al secolo XVII, poi i monaci si ritirarono a Figueres (capoluogo della comarca) fino allo scioglimento della comunità nel 1809. Dal 1930 è monumento nazionale. Cafè vista mozzafiato al suo interno.
Al rientro ci si può fermare per un gelato a El Port de La Selva, paesino dal porticciolo secolare affacciato su una grande spiaggia di sabbia molto amata dai surfisti. Nell’unica via del centro storico, qualche negozietto interessante, una gelateria ed una bella chiesa.
Testi Maristella Mantuano
Foto V. Liotine
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